Comunicazione
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Zero presenta la settima edizione di Hyperlocal, il primo giornale in formato affissione per e sui quartieri della città. La mostra a cielo aperto degli attori creativi locali del sottocasa che, dopo NoLo, Navigli, Porta Venezia, Chinatown, Calvairate e Centrale, arriva in Bovisa, in collaborazione con POLI.design.
Per la prima volta Hyperlocal e Club Zero, il Club dei quartieri, saranno simultanei ma con diversi appuntamenti dall’11 aprile al 2 maggio. Lunedì 11 aprile alle 20:30 Hyperlocal Bovisa andrà live allo Spirit de Milan con una festa per celebrare il quartiere. Ci saranno figure, artisti e creativi che abbiamo incontrato in Bovisa per Hyperlocal. Il programma della serata comincia con dj set di Wusketti per aperitivo e la coppia da messa-rave di Hexe Culto in chiusura. Sul palco, a partire dalle 21.00, avremo Rolfi: cantautore foggiano ma navigato in Bovisa delle celebre Marittima, l’arcipelago delle feste politecniche, per cominciare come si deve, ovvero con chi studia. A seguire, YARAKI: il beat trap con sfumature R&B della periferia Nord e i PLZ, per poi arrivare ad HAN, artista dalle sonorità morbide come le aurore boreali e segmentate come i fiordi, per chiudere con EGREEN, rapper Old School da sempre local della Bovisa. Il tutto presentato da chi sa spiegare cosa non è il design: il trio dei designer podcaster di Caffè Design.
Club Zero proseguirà il 12 aprile nelle aule del Politecnico di Milano, di cui POLI.design fa parte insieme alla Scuola del Design e al Dipartimento di Design, con alcuni talk che coinvolgeranno ancora una volta i protagonisti delle affissioni e professionisti legati al mondo del design. Tra i talk un incontro sulle trasformazioni del quartiere politecnico con l’Arch. Andrea Riva, Project Leader di Park Associati, lo studio che ha firmato il nuovo progetto urbanistico, Francesco Zurlo, Presidente di POLI.design e Preside della Scuola del Design, e Andrea Amichetti, direttore di ZERO (che si terrà al Campus Bovisa, Via Candiani, 72 ore 18:00).
Inoltre, dall’11 aprile al 2 maggio 2022 abitanti del quartiere, studenti e curiosi potranno scoprire il giornale in formato affissione, con tante interviste ai protagonisti del quartiere, lungo le cancellate del Politecnico di Milano e lungo i muri di Via Privata A. Maffucci.
La Bovisa è oggi il quartiere politecnico: decine di migliaia di studenti scolpiscono le vie della zona, arrivano da ovunque, con qualunque mezzo. Ma, prima di tutto, la Bovisa è l’ucronia meneghina per antonomasia: quartiere agricolo, industriale, popolare ma non periferico, tecnico e scientifico. Qui cent’anni di storia convivono senza contraddizioni: dagli aratri dei buoi con la scighera tra gli impianti cascinali ai fumi dei metalli e dei liquori dell’archeologia industriale, fino ai propulsori aerospaziali. I celebri Gasometri erti a simbolo del quartiere conservano il sapore metallico della laboriosità che contraddistingue la zona e chi la abita, mentre tra le liane e le putrelle del Parco La Goccia si nasconde un ecosistema boschivo unico nel suo genere, uno scenario survivalista che rimanda alle suggestioni di un fashion DIY come quello di Ekor Corp e che lascia l’amaro dei tempi andati. Sono immagini che sollecitano scritture paesaggio e scritture passeggiata come quella di Paolo Cognetti o delle poesie di Maurizio Cucchi, ma anche le costruzioni spaziali di 2501 o quel “romanticismo di periferia” cantato da Irbis37. Si capisce immediatamente come oggi la Bovisa sia uno spazio di sperimentazione e creazione di idee, un quartiere che si sogna come una campanelliana Cittadella della Scienza e della Tecnica, mossa dalla cultura e dagli spazi DIY dei makers e da nuove logistiche dei materiali come le ragazze di Spazio Meta, il tutto affiancato dai laboratori sperimentali del Politecnico di Milano che riescono a tenere in gabbia Godzilla, spingere il vento a centinaia di km/h e a comprimere quarant’anni in cinque mesi. Dalla Bovisa si vede la Milano di ieri e di domani: qui c’è il mare, ci sono i campi e ci sono pure i droni.
Di fronte al grande cambiamento che le città stanno intraprendendo, anche rispetto a quest’inizio degli anni Venti del Ventunesimo secolo, ZERO segue la nuova scala dell’urbanità: dall’immagine del globo vista dallo spazio alle prossimità del sottocasa, scoprendo nuovi litorali per guardare le stelle, e da lì guardare al futuro delle città. Perché la riduzione di scala di quest’ultimo anno ha aiutato a capire una cosa: che nelle distanze più prossime, nei dintorni dei quartieri, è anche possibile vedere altri mondi. Come vivere le nostre città oggi? Dove viverle? L’abitabilità di una città è una faccenda ampia, la sua immagine è ancora peggio: rifratta in un caleidoscopio di eventi, tragitti, località, velocità, tutte fatte da persone. “Località” non è un termine succube del globale, ma è dalla località che si lancia lo sguardo altrove; l’altrove comincia in una geografia dei dintorni tutta da scoprire, un reticolo frastagliato da cui ripensare la città come un puzzle, policentrica, dove ogni centro è un quartiere.
L’iniziativa è stata realizzata con il contributo di Regione Lombardia.
ZERO
Dal 1996 ZERO è la bibbia della città, e la racconta attraverso persone, eventi e luoghi. ZERO è anche la piattaforma digitale di riferimento per sapere dove andare a fare cosa e con chi. Dal 2007 si è arricchito di una gamma di prodotti multipiattaforma: una collana di guide urbane illustrate dai migliori disegnatori italiani (ZeroGuide), una rivista aperiodica di “progetti d’artista” (Cujo), un portale di segnalazioni di eventi (zero.eu) e delle edizioni speciali in occasione di appuntamenti come Zero FuoriSalone, Zero Design Festival o Zero Sagre. Da giugno 2020, Zero lavora online e offline sui quartieri delle città coerentemente con il suo spirito nomade, producendo interviste, guide, mappe, takeover, news e approfondimenti, entrando con sempre maggiore profondità nel tessuto sociale delle strade, cercando di ricostruire un’identità collettiva dei luoghi a partire dallo sguardo di chi li abita. Nel 2021, grazie alla collaborazione
con IdLab nasce Zero+ un nuovo modo di condividere le proprie conoscenze, una proposta didattica contemporanea e fuori dal comune. Grazie a una rete di 2000 creators e una community di più di mezzo milione di utenti nelle principali città Italiane, ZERO sviluppa progetti legati al territorio in cui si inseriscono, dai quartieri alle città, dalle persone alle comunità che le abitano. Maggiori informazioni su https://zero.eu/it/.